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Morte di un Liutaio di Flavia Vighini

{Donne e L i b r i}
Recensione di Alessia Finco
Del libro ‛Morte di un liutano” di Flavia Vighini

mortediunliutaio
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Cari lettori,
Nonostante un estate “caliente” eccomi nuovamente pronta a parlavi di libri!
Nel mese di Agosto voglio proporvi la lettura del primo romanzo di Flavia Vighini intitolato: “Morte di un liutaio” ed edito dalla “Bookabook”.
Per immergerci completamente nel personaggio di Giuseppe Rocca dobbiamo tornare indietro nel tempo e pensare a com’era divisa geograficamente e politicamente l’Italia nei primi dell’800.

Ancora non esistevano le regioni, la penisola era divisa in regni che bramavano segretamente la voglia di unirsi.
Si tribolava la fame, le condizioni igienico sanitari praticamente inesistenti, con le strade prese d’assalto dagli accattoni.
Il colera si espandeva a macchia d’olio e sopravvivere era un lusso concesso a pochi.

Ma non c’era solo il colera contro cui combattere, esistevano anche il tifo, la tisi, e le morti da parto.
E proprio con una morte da parto inizia la storia di Giuseppe.
Sua moglie Anna e il bambino non ce la fanno e così ritrovandosi in compagnia della figlia Teresina decide di abbandonare la città di Alba sperando in un futuro migliore a Torino.
I padri di allora non erano di certo come quelli del giorno d’ oggi, pronti e disponibili a cambiare pannolini e preparare biberon!

Io credo (parlo per me) che il destino vada sempre aiutato rispettando determinati valori altrimenti il “karma” prima o poi finirà con il punirci.
Infatti, da quella infausta scelta, la vita di Rocca verrà travolta in una spirale di eventi negativi che lo spingeranno verso baratro.
Se dal punto di vista lavorativo sembrerebbe essere un uomo risoluto e tutto d’un pezzo, nel ruolo di marito si dimostra indolente e permissivo.
Forse, l’unica donna in grado di aiutarlo potrebbe essere quella figlia Teresina abbandonata e mai dimentica.

Da lettrice donna ho trovato il personaggio di Giuseppe forte ma allo stesso tempo debole.
Giuseppe abbandona la figlia, senza però fare mai nulla di concreto per tornare da lei, la piange battendosi nel petto dei “mea culpa”, quando in realtà servirebbero azioni più che lacrime!
Un uomo fragile, che pur di non affrontare il dolore finisce sempre con il nascondersi dietro a qualche scusa.

Ovviamente, questo è il personaggio nato dalla fantasia della Vighini, che attraverso una narrazione veloce e asciutta è riuscita a costruire un protagonista bello e allo stesso tempo dannato.
I miei complimenti a Flavia, il suo è da considerarsi un esordio letterario in grande stile e come altri autori la voglio spronare a non abbandonare l’arte della scrittura.

E voi cari lettori, avete mai permesso all’ambizione lavorativa di distruggere i vostri rapporti affettivi?
Ora vi saluto, sperando di aver stuzzicato la vostra curiosità.

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